« Alpinista – un nome maschile? »L’integrazione delle donne nell’alpinismo in Svizzera
In cordata al femminile

Nicole Berthod, guida alpina originaria di Bramois, scopre l’alpinismo in famiglia, introdotta dai suoi fratelli e dalla sorella. Nel 2013, a 25 anni, ottiene il diploma di guida alpina e considera questo riconoscimento come una sfida personale e una forma di affermazione:
« Volevo mettermi alla prova, sfidare me stessa, ma anche dimostrare che chiunque può farcela! »
Negli ultimi anni, Nicole apprezza particolarmente le cordate femminili, che le offrono un nuovo modo di condividere la sua passione.
Foto: Versante sud del Monte Bianco al Pilier rouge du Brouillard, 2024 © Nicole Berthod.
Alpinismo, tra etica ed estetica
Nicole definisce l’alpinismo come una pratica sfaccettata, che non si riduce alla sola dimensione fisica. È profondamente legato agli ambienti naturali e culturali in cui si pratica. L’alpinismo è guidato da valori etici come il rispetto per l’ambiente ma anche da valori estetici:
“Nell’alpinismo la bellezza è importante – sia quella di una linea, sia quella del gesto.”
Questa pratica ha anche una dimensione collettiva, in cui i compagni di cordata contribuiscono alla bellezza dell’esperienza condivisa.
Da quando le donne sono ammesse al Club Alpino Svizzero (CAS)? |

« Nella zona di Orny e Trient trovo che le montagne siano molto estetiche, per il tipo di roccia e per la morfologia. Mi piace l’energia del granito e anche la vegetazione, che è diversa dalle altre zone. »
Nel 2024, Nicole e suo fratello Didier aprono una nuova via sulla parete est del Petit Clocher du Portalet, chiamata Toune d’Automne. Un film con lo stesso nome racconta questa avventura.
“Si parla soprattutto di salire, ma cosa succede al momento del ritorno?”
Come si torna da un’ascensione, sia fisicamente che mentalmente? Come si riprende la propria vita dopo aver realizzato il progetto di una vita, o dopo la perdita di un compagno di cordata? Questo aspetto del «ritorno» è ancora poco raccontato… |